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giovedì 15 dicembre 2011

Arcobaleno di Spezie


Ciao a tutti,
oggi andiamo a recensire una serie giunta in Italia con "solo" diciotto anni di ritardo: Arcobaleno di Spezie.
L'opera, originariamente pubblicata da Shogakukan sulla rivista Shonen Sunday, tra il 1990 e il 1992, è raccolta in 11 volumi.
In Italia è pubblicata da Flash Book in un formato 12X18, circa 190 pagine in b/n con sovracoperta, al prezzo di 5,90 €.
L'edizione italiana è ottima: volume flessibile ma robusto, carta poco trasparente oltre a onomatopee tradotte e note a piè vignetta per un' immediata comprensione dei termini usati e degli ideogrammi (sulle insegne o i vestiti) fondamentali per la comprensione dell'opera.
Nel primo volume è presente anche un'interessante introduzione a cura del direttore editoriale Cristian Posocco.


Passiamo alla trama: in un futuro imprecisato, molto simile all'epoca Edo giapponese, in un pianeta tanto simile quanto diverso dalla Terra, sette fratelli (è più corretto dire fratellastri) si ritroveranno sotto lo stesso tetto a Casa karakuri.
Tutti hanno lo stesso, ignoto, padre ma madri diverse: Goma, il più grande, comico Rakugo col vizio del cibo e del bere, Asajiro, artista errante di cui ci viene tenuto nascosto il volto e le capacità, Keshi, monaco buddista grande esperto di arti marziali e amante del bere e delle donne, Natane, l'unica ragazza ma non meno forte dei suoi fratelli maschi, Chinpi, l'inventore, Sansho, il più piccolo ma già con delle grandi doti ninja e infine Shinchimi, l'ultimo arrivato.
Proprio in concomitanza dell'arrivo di quest'ultimo, dal mare giungeranno due misteriosi stranieri che convinceranno lo Shogun a costruire uno strano e misterioso edificio.
Tra ninja, principesse, stranieri misteriosi, complotti, equivoci e banditi, i sette fratelli si ritroveranno protagonisti di un viaggio ricco di emozioni, combattimenti e misteri da svelare.


Chi ama e conosce Adachi si sarà trovato, o si troverà, un po' spiazzato di fronte a quest'opera così inusuale, priva di sport e ambientata in un mondo quasi fantastico (ma ci torneremo dopo).
In Arcobaleno di Spezie possiamo godere se non del miglior Adachi, di quello più stravagante e ricercato, capace di creare una storia classica, ma allo stesso tempo nuova.
Classica perché l'opera è un calderone che contiene tutti i cliché, gli equivoci, i rapporti sentimentali e comici tipici dello stile dell'autore; nuova, invece, perché aggiungendo una vena di mistero, oltre a personaggi variopinti e stravaganti, l'opera si discosta da tutte le altre finora lette in Italia.
Anche se ambientato nell'epoca Edo, non saranno solo i ninja i comprimari, ma anche personaggi estremamente inusuali per l'ambientazione dell'opera, aggiungendo così mistero e divertimento alla storia.
Troppo, direte voi? La risposta è no, se tutti gli elementi sono miscelati nelle giuste proporzioni e con il giusto metodo; in questo senso, pensando all'opera come a una ricetta, è interessante analizzare il titolo dell'opera in giapponese 虹色とうがらし Niji Iro Tōgarashi, letteralmente "polvere di peperoncino color arcobaleno"; la parola Togarashi la ritroviamo anche in Shichimi Togarashi, anche noto in epoca Edo come Nana-Iro Togarashi, una preparazione a base di peperoncino e altre spezie, preparata con sette ingredienti; il nome di ogni fratello è un gioco di parole delle spezie che compongono lo Shichimi : Goma (胡麻 sesamo), Asajiro (麻次郎 Il primo carattere significa Canapa), Keshi (芥子の Semi di papavero), Natane (菜种 Colza), Chimpi (陈皮 Scorze di agrumi), Sansho (山椒 Pepe di sishuan).


Questa parte della recensione, rischia di cadere nell'interpretazione personale della storia, di quello che l'autore ha voluto realmente raccontarci; il parallelismo tra la Terra e questo fantomatico pianeta è immediato e le primissime pagine, insieme alle parole degli stranieri alla fine della storia, ci fanno intuire come l'autore abbia voluto rappresentare quello che sarebbe un mondo ideale, privo di armi, tecnologia, smog, con foreste ricche e uomini che vivono una vita semplice, ma gratificante.
Più che ideale, sarebbe corretto definirlo utopistico; proprio gli stranieri, venuti chissà come (ma sicuramente da un altro pianeta. La terra? ndr) e per quale ragione, durante tutto il corso della storia, pur non essendo protagonisti, rappresentato il nostro mondo reale e i loro fini (ipotizziamo non troppo buoni agli inizi) rischieranno di mutare e tutto per merito di quel mondo, che con la sua semplicità potrebbe far tornare in loro un'animo più innocente e puro.
In questo senso la storia sembra quasi ambientata in una mitica età dell'oro.
L'opera non si può quindi limitare a una semplice storia fantastica, perché Adachi riesce magistralmente a creare qualcosa che va ben oltre la semplice fantasia, volendo così trasmettere un messaggio ai propri lettori e questo rende già di per se Arcobaleno di Spezie un'opera più unica che rara.


Passiamo alla parte grafica: Adachi è maestro nel creare tavole pulitissime, oltre che ricche di particolari.
I volti dei personaggi, seppur caratterizzati da pochissimi tratti (naso, occhi, bocca, sopracciglia), riescono ad essere straordinariamente espressivi; questa dote è ancora più apprezzata, oltre che adatta, nei momenti più enigmatici del manga, spiazzando il lettore che dunque si domanda cosa nasconda quel dato personaggio con quello sguardo così misterioso.
Essendo un manga che parla anche di ninja, Adachi ci regala numerosi combattimenti, estremamente avvincenti, ma non mancheranno anche le classiche scene comiche che lo hanno reso famoso.
Una nota di merito all'ambientazione, perfetta in tutti i particolari: dai vestiti, alle armi per finire con gli edifici edifici. 


In conclusione quest'opera è consigliatissima a una vastissima gamma di lettori, fan o meno di Adachi, ma sicuramente per chi vuole apprezzare cosa sia un manga, in tutte le sue sfaccettature più variopinte.
Sette fratelli, sette colori, sette spezie fragranti.
Un'opera straordinaria. 

a presto


Fonti: Wikipedia

mercoledì 7 dicembre 2011

Beshari Gurashi - I Re della Risata


Ciao a tutti,oggi andiamo a parlare della nuova opera di Masanori Morita (Rookies): Beshari Gurashi, I Re della Risata.
L'opera, in Giappone, è edita da Shueshia, a partire dal 2005 sulla rivista Weekly Shonen Jump, poi trasferita sulla rivista Seinen Weekly Young Jump, dal 2007. L'opera, ancora in corso, consta di 13 volumi, l'ultimo dei quali uscito il 18/11/11.
In Italia è pubblicato da Ronin Manga in un volume 13X18, 256 pagine a colori e b/n con sovracoperta, al prezzo di 7,90 €.
L'edizione italiana è buona, molto flessibile e robusta, ma tutto sommato i quasi otto euro per una carta molto trasparente e le onomatopee non tradotte faranno storcere qualche naso.
 

Veniamo alla trama: Keisuke Agastuma è un giovane liceale, molto stravagante, che vive per far ridere il prossimo. Conduce, con alcuni suoi compagni, un programma radiofonico nella sua scuola durante le ore di pranzo e per tutti è in assoluto la persona più comica e divertente di tutto il liceo.
Keisuke vive la sua comicità come una vera e propria sfida, giudicando coloro che possono mettere a repentaglio il suo titolo di "Re della risata", come dei veri e propri nemici da combattere a suon di battute e situazioni comiche, che a nessuno verrebbero in mente.
Tuttavia per lui le cose inizieranno a rendersi difficili quando, nella sua stessa classe, si trasferirà Jun Tsujimoto, un'ex comico originario del Kansai, che metterà a dura prova Agastuma: per lui sarà una nuova sfida per essere il migliore, per Jun l'occasione di formare un'incredibile coppia comica.


Beshari Gurashi è sicuramente un'opera molto particolare; negli ultimi anni di manga molto originali ne sono arrivati di diversi, Bakuman e Uchu Kyodai ad esempio, ma dovremmo anche ricordarci in futuro di questa nuova opera di Morita.
Questo primo volume, molto introduttivo, da subito l'idea di poter portare avanti una trama per nulla scontata, con molte strade percorribili, potenzialmente non solo incentrate sull'ironia, che tuttavia suppongo sarà sempre la punta di diamante di questo manga che però cela anche lati più celati come tra poco vedremo.
Uno dei principali punti interrogativi che aleggiavano intorno a quest'opera erano le battute, che si pensava fossero molto incentrate su vicende di vita quotidiana giapponese, dunque difficilmente comprensibili per noi; tutto sommato questo problema c'è stato solo per alcune di esse, con personaggi o programmi tipicamente giapponesi, mentre in altre qualche sorriso viene strappato al lettore, ma non a crepapelle come per i personaggi del manga, anche perché alcune sono esageratamente forzate.
Un problema da evidenziare è la resa del dialetto Kansai, un dialetto giapponese molto utilizzato dai comici e fondamentalmente non reso in nessuna maniera nell'opera italiana; possiamo solo immaginare che Jun parli con un accento che per i giapponesi risulta comico, ma noi non abbiamo nessuna idea di come possa essere, dunque un'idea poteva essere di far parlare l'ex comico con un italiano un po' particolare per trasmettere al lettore la sensazione di una parlata diversa, tuttavia il chiarimento su questa scelta di adattamento ci giunge proprio da Ronin Manga: E' impossibile rendere in italiano i dialetti di altre lingue senza rischiare di cadere nel ridicolo. L'abbiamo fatto in passato, ma solo con fumetti umoristici (Dottor Slump, per esempio) dove ambientazione e personaggi permettono di spingere l'adattamento fino al limite: in quei casi, cioè, in cui la gag è basata sul fatto che il personaggio "parla" in dialetto, e non sul fatto che "fa battute" in dialetto. BESHARI GURASHI è tutt'altro che un serial umoristico (nonostante i protagonisti siano aspiranti comici), anzi, tocca vette drammatiche non indifferenti, quindi abbiamo preferito evitare i soliti sistemi in cui vengono resi i dialetti stranieri, ovvero sgrammaticature, pseudo-slang o (peggio) l'utilizzo di dialetti italiani. Il coprotagonista di BESHARI GURASHI (Jun Tsujimoto) ha l'accento di Osaka (tipico di molti comici giapponesi), e gli altri personaggi di Tokyo lo riconoscono come tale, ma questo non influisce in alcun modo sulla storia o sulla sua comprensione: proprio come il non udire la musica, non influisce in alcun modo sulla lettura di un manga come WOODSTOCK. Il focus di BESHARI GURASHI è tutto la vita di Keisuke Agatsuma, un 'buffoncello scolastico' che per una serie di ragioni decide di diventare comico professionista, e che si scontra all'improvviso con le mille difficoltà di un mestiere che, all'apparenza del pubblico, sembra tutto uno scherzo. BESHARI GURASHI è il "F-Motori in pista" o il "Rocky Joe" del mondo dello spettacolo dei cosiddetti 'stand up comedians'. L'autore, Masanori Morita, si concentra su questo, e noi abbiamo tutta l'intenzione di fare altrettanto, senza spostare l'attenzione dei lettori su fattori di contorno.
Grazie per il bellissimo spunto di discussione, e buona lettura!"


Come sottolineato prima è necessario essere onesti e affermare che Beshari Gurashi, per questo primo volume, è un buonissimo manga per le potenzialità della trama, ma non certo per la comicità, alla quale viene però data troppa importanza: l'autore fa di tutto per mettere Keisuke nelle situazioni più complicate, con aspiranti comici della sua scuola, con quest'ultimo costretto ad inventare ogni volta assurde gag per strappare l'ultimo sorriso ai suoi compagni, coprotagonisti a metà, quasi più tifosi, come in una squadra, come in Rookies.
Le due opere, seppur molto diverse per certi versi, stilisticamente non risultano così distanti ed anche per questo Beshari Gurashi non è un manga da giudicare solo ed esclusivamente per la qualità delle battute, ma anche per il clima e il carisma dei suoi comici che, come in una squadra di baseball, vi faranno appassionare e tifare per la loro vittoria.
Come segnalato poco sopra dalla stessa casa editrice, Beshari Gurashi non è da inquadrare come un semplice manga comico e allargando il campo si possono già intuire, in questo primo albo, le numerose pieghe che l'opera può intraprendere, creando un'opera slice of life estremamente accattivante.
E' giusto il caso di dire che la trama non fa il manga.


Passiamo alla parte grafica dicendo che lo stile di Morita è un po' sprecato, siccome questa nuova opera non è certo una di quelle che mettono a dura prova l'autore con scene d'azione o tavole molto ricche, dunque è difficile giudicare in questa occasione (senza pensare a Rookies) lo stile di Morita in quest'opera.
Sicuramente è presente la grande ricchezza delle tavole, sempre colme di particolari, oltre alla più grande capacità di Morita, ossia il fortissimo realismo che riesce a far trasmettere ai suoi personaggi, con l'espressione, i movimenti e gli atteggiamenti.


In conclusione, come già sottolineato, l'opera è sicuramente da consigliare ai fan di Morita e da tenere sotto controllo, per tutti coloro che hanno trovato anche solo in parte interessante questo primo volume, perché Beshari Gurashi ha tutte le carte in regola per poter essere la nuova grande opera di Masanori  Rookies Morita.  


a presto

giovedì 17 novembre 2011

Le Recensioni Numeriche: Punischer MAX 19 – Bullseye

a cura di Alessandro Mazza


      
Contiene:
        
         PunisherMax vol.6 : Bullseye – part 1
        PunisherMax vol.7 : Bullseye – part 2
       PunisherMax vol.8 : Bullseye – part 3
   PunisherMax vol.9 : Bullseye – part 4
     PunisherMax vol.10 : Bullseye – part 5
    PunisherMax vol.11 : Bullseye – part 6


Ciao a tutti,
oggi volevo soffermarmi sull' ultimo volume della collana MAX, dedicata al punitore ed edita dalla Panini Comics.
Penso che in molti conosciate la storia di Frank Castle, reduce del Vietnam con all'attivo l'uccisione di moltissimi vietcong; inizia dunque a vestire i panni del punitore, quando la sua famiglia viene trucidata davanti a i suoi occhi, vittima involontaria di un regolamento di conti tra mafiosi.
Da quel momento  inizia una sua personale battaglia con il crimine, diventando un giustiziere che non si fa scrupoli ad eliminare qualsiasi persona coinvolta in attività illecite.
Dovete sapere che esistono due linee editoriali riguardanti The Punisher, complementari tra loro: una in cui l'antieroe è inserito nella continuity Marvel più stretta, interagendo con altri super eroi e super-criminali; la seconda è linea MAX, dove vengono narrate le sue gesta in un contesto normale e attuale, divincolandosi tra mafiosi, terroristi e chiunque rappresenti una minaccia per l'onesto cittadino.
Proprio questa linea è forse la più apprezzata, perché oltre a riflettere quelli che possono essere considerati delle minacce reali, troviamo anche storie più adulte ed esplicitamente violente.
Fautore di questa innovazione nelle storie del personaggio è stato Garth Ennis, considerato come il miglior scrittore apparso su questa testata.
Il suo stile, irriverente e violento, unito a un' ironia nera molto pungente, ha ridisegnato i canoni del character.
Forse ora siamo riusciti a trovare un suo degno successore in Jason Aaron, emergente autore originario dell' Alabama, che con Steve Dillon, storico partner di Garth Ennis, come disegnatore ci propone un volume veramente valido.


Iniziamo subito col dire che sono stati inseriti, nella storia principale, personaggi riconducibili al mondo Marvel, come Kingping e Bullseye, ma rielaborandoli, facendoli sembrare quasi solo omonimi dei personaggi originali, per inserirli in un contesto consono alla linea MAX.
Così facendo si è andato a perdere parte del realismo originario, compensando con dei character dotati di un enorme carisma.
Altra importante differenza con il passato è il fatto che le storie ora seguano un proprio sviluppo consequenziale, a differenza di prima dove trovavamo diversi cicli auto conclusivi e leggibili indipendentemente uno dall'altro.
A tal proposito consiglio, a chi si volesse cimentare in questa lettura, di recuperare anche il volume Punisher Max18, in cui esordisce il nuovo team creativo e dove vengono introdotti i personaggi e l'ambientazione principale, con la scalata al potere di Kingping.


 
Dopo questa lunga introduzione, passiamo ad analizzare l'albo in modo più approfondito.
Wilson Fisk è appena diventato il nuovo boss della malavita newyorkese e quindi, naturalmente, entra nella lista nera del punitore; tuttavia il buon Frank Castle, sempre meno giovane e provato dalle varie battaglie, prima dovrà vedersela con Bullseye, infallibile killer ingaggiato per eliminarlo.
Jason Aaron ci immerge in una storia in pieno Ennis-style: violenta, con personaggi grotteschi e condita di humour nero, introducendo anche una forte variabile, non sempre sfruttata a dovere con questo personaggio: l'introspezione.
Il volume inizia con la presentazione di Bullseye, personaggio totalmente sopra le righe; ma se all'inizio possiamo trovarlo "quasi divertente", nel suo stravagante modo di agire, con il passare delle pagine diventa sempre più disturbante e mentalmente instabile.
Proprio questo suo essere un killer psicopatico, lo porterà a sviluppare una sorta di ammirazione per il Punisher, considerandolo molto affine e simile a lui: killer psicopatico per soldi uno, killer psicopatico in nome di un suo senso di giustizia l'altro.
Questo fa si che Bullseye, prima di affrontare Frank Castle, cerchi di capirlo, rivivendo la sua vita e instillando in lui il dubbio di come un esperto combattente, che è sempre riuscito a proteggere se stesso e gli innocenti da qualsiasi attacco nel corso degli anni, abbia fallito proprio con la sua famiglia.
Proprio questa sua indagine, nel cercare di risolvere il mistero delle origini del punitore e dunque di capirne la vera personalità, aggiunge una chiave di lettura molto interessante che cattura il lettore.

 
Il duello, a questo punto anche psicologico, tra i due personaggi ci accompagnerà per tutto il volume, non lesinandoci discreti colpi di scena e decisioni epocali.
In mezzo a questa baraonda è curioso notare come il personaggio più normale sembri Kingping: freddo calcolatore che punta al potere, utilizzando qualsiasi mezzo o risorsa.
Se a livello narrativo non ho nulla da criticare, qualche remora in più l'ho sul lato grafico; chi mi conosce sa che non apprezzo molto Steve Dillon, considerando il suo tratto superato e troppo simile nel corso degli anni, ma a sua difesa posso dire che in questa occasione il suo lavoro è più che sufficiente.
E' proprio il caso di dire che in storie dove la violenza si mescola con il grottesco, i suoi personaggi quasi "cartooneschi", pur non esteticamente belli, mostrano un' anima che riflette perfettamente le emozioni che dovrebbe trasmettere un dato personaggio in una data tavola.
Aiutato dal fatto di aver lavorato già molto con questo personaggio, il suo stile, pur rimanendo monotematico, si sposa perfettamente con la storia, rendendo violente e d'impatto le scene forti, ma senza renderle disturbanti.
Concludendo credo che Punisher: Bullseye meriti di essere acquistato, perché ci regala una storia appassionante, fuori dai soliti schemi supereroistici e con personaggi caratterizzati in modo superbo.


a presto

domenica 6 novembre 2011

Le Recensioni Numeriche: One Piece 61


Ciao a tutti,
oggi andiamo ad analizzare uno dei volumi più significativi di One Piece, non solo per i risvolti della trama, ma anche per l'impressionante numero di volumi venduti in Giappone: oltre due milioni di copie.
E' necessario segnalare che quest'ultimo albo pubblicato dalla Star Comics, presenta numerosi adattamenti che possono essere più o meno criticabili; se è vero che non compromettono la lettura dell'albo (così come avvenne nel numero 51, con il noto problema delle taglie delle supernove), è anche vero che tanti piccoli errori (di adattamento e battitura), sommati, creano una situazione poco accettabile agli occhi dei lettori più attenti.


In questo volume avviene il salto temporale di due anni, necessario soprattutto per permettere ai protagonisti di colmare il gap di forza con i vari ammiragli e flotta dei sette, ma anche per dare un vero e proprio stacco nella trama, dopo la morte di Barbabianca che ha modificato per sempre il mondo di One Piece.
Oda approfitta di questa situazione, inoltre, per un vero e proprio restyling di tutta la ciurma: Nami e Robin sempre più sexy, Franky quello più assurdamente modificato e tante modifiche nello stile e nei vestiti di tutti.
L'autore per coronare la Reunion della ciurma decide di puntare sul grande divertimento e i classici equivoci che creano grande confusione e grandi battaglie; la finta ciurma di "cappello di paglia" in questo senso è un ottimo espediente, anche molto originale, che crea una vera e propria imprevidibilità di tutta la vicenda.
Forse sarebbe stata apprezzata una situazione più epica e carismatica, ma credo che Oda abbia voluto riportare One Piece, dopo una serie di capitoli estremamente carichi di tensione, culminati con la morte di Ace e Barbabianca, verso il divertimento e le sue parole lo testimoniano: Anche se la storia ha preso una piega più incredibile di quanto potessi mai immaginare, l'autore sono sempre io e questo è il nostro caro One Piece.




Volume bello soprattutto per le grandi novità e il ritmo forsennato, che ha ricordato episodi quali Enies Lobby; adesso tutti i lettori non vedono l'ora di vedere i frutti di questi due anni di addestramento e l'isola degli uomini pesce, ma ancor prima il viaggio per raggiungerla, saranno sicuramente il palcoscenico giusto.
Il giro di boa è avvenuto, ora è il momento di fare sul serio per One Piece.


a presto

martedì 25 ottobre 2011

Thermae Romae


Ciao a tutti,
oggi andiamo a parlare di una novità molto attesa in Italia: Thermae Romae di Mari Yamazaki.
In Giappone è edito dalla casa editrice Enterbrain, sulla rivista Comic Beam, a partire dal 2008 e attualmente consta di 3 volumi, l'ultimo pubblicato ad aprile 2011, mentre il numero quattro uscirà in Giappone a dicembre 2011.
L'opera ha vinto nel 2010 la terza edizione del Manga Taisho e il Tezuka Osamu Culturale Prize nella categoria Short Strory Award.
Fuji TV ha inoltre annunciato un live action del manga che verrà realizzato nel 2012. 
In Italia è pubblicato da Star Comics, in un volume 13X18, 192 pp in b/n con sovracoperta, al prezzo di 5,90 € (in offerta fino al 19/11/11 al prezzo di 1,90 €).
Classica buona edizione Star Comics, che fatica nel confronto con edizioni di analogo prezzo di altre case editrici; la pecca pricipale è la copertina interna, sempre estremamente molle e troppo poco robusta.


Veniamo alla trama: Lucio Modesto è un architetto/ingegnere, non molto famoso e in difficoltà lavorative, a causa dei suoi progetti troppo antiquati e quindi irrealizzabili in una città moderna e in fiorente crescita, come la Roma del periodo così detto degli imperatori adottivi.
Sconsolato, deciderà di recarsi in uno dei numerosi centri termali della città, ma proprio durante un bagno, verrà riusicchiato da un forte vortice che lo porterà misteriosamente in un luogo sconosciuto, popolato da una civiltà "dalla faccia piatta".
Questo luogo, ricco di strumenti e strutture termali mai viste da Lucio, gli permetterà di trovare l'ispirazione e poter così riprodurre a Roma queste bizzarre, ma geniali, opere di questa strana civiltà, diventando ben presto molto noto in tutto l'impero.


E' necessario, per chiarezza, sottolineare che Thermae Romae è un manga episodico e come tale potrebbe scoraggiare molti potenziali lettori.
Sicuramente quest'opera non possiede, per sua stessa natura, una trama articolata, in continua evulizione o con colpi di scena, ma lo schema molto semplice che ci viene proposto, episodio dopo episodio, è un comodo espediente che permette all'autrice di creare vicende sempre nuove e dunque parlare della cultura giapponese e romana per le terme.
E' inutile, in questo senso, cercare di trovare una soluzione a domande quali "come fa Lucio a viaggiare nel tempo?", perchè non è certo questo lo scopo che l'autrice voleva raggiungere, dunque bisogna accettare la stituazione paradossale in cui Lucio si viene a trovare, per poter cogliere tutti i contenuti che sono la spina drosale del manga.
Proprio l'autrice scrive "Thermae Romae è stato catalogato in Giappone all'interno di una categoria chiamata Subculture[...]non è considerato un fumetto per un pubblico generico, ma soltanto per chi dimostra interessi e gusti un poco insoliti."
Il principale punto di forza dell'opera è la capacità di divulgare delle tradizioni, soprattutto giapponesi, ma anche occidentali, sui bagno pubblici o le terme; questo che può sembrare un tema inusuale e/o debole per poter costruire un manga, viene abilmente trattato riuscendo non solo a creare un'opera originalissima, ma anche molto divertente, in grado di riuscire a trovare punti in comune e a far convivere nella stessa opera due civiltà diverse per provenienza geografica, ma anche temporale.


Thermae Romae riesce anche a divertire il lettore, perchè Lucio Modesto si ritrova in situazioni al limite del paradossale, ponendolo di fronte a scene, oggetti e persone totalmente sconosciuti e ai quali inizialmente ragisce con ovvio ed esilarante stupore.
Il popolo giapponese, che lui crede in realtà un'altra civiltà, fa trasparire tutto il suo orgoglio romano e lo sprona a non spaventarsi, ma anzi a studiare le loro strutture termali per poterle riprodurre a Roma.
Nel manga c'è anche tanta presenza dell'autrice, grazie a commenti alla fine di ogni capitolo, che approfondiscono alcuni aspetti culturali, ad esempio di come sono vissute le terme in Giappone e la loro visione moderna, ma anche del popolo romano e degli usi e costumi di entrambi.
Questo dimostra come Thermae Romae non sia, almeno in parte, un'opera creata dal nulla, ma da parte dell'autrice c'è stato un vero studio profondo della materia e questo lo si percepisce nella dovizia di spiegazioni e particolari degli utensili usati e delle caratteristiche delle terme, sia romane che nipponiche.
Mari Yamazaki ha cercato di trovare punti di contatto tra due popolazioni diversissime per luogo geografico e per momento storico, dimostrando però come entrambi hanno avuto una grande cultura termale, che bisogna intendere non solo come luogo fisico, ma anche con la filosofia che le terme incarnano, come luogo di socializzazione, di rilassamento e anche igienico.


Passando alla parte grafica, la prima cosa da notare è la differenza tra Lucio e i giapponesi: il primo è disengato quasi come una statua di un museo, con muscoli ben definiti, un portamento fiero e un'espressione quasi sempre seria e orgogliosa; i giapponesi invece sono rappresentati in stile "manga", sia nelle espressioni che nell'aspetto.
Le tavole sono estremamente curate, pulite e dattagliate e quest'ultima caratteristica è l'ideale per i numerosi particolari degli oggetti e delle terme; anche le residenze romane sono estremamente curate, sia gli esterni che gli interni.
A voler trovare un difetto, a proposito delle tavole, è l'assenza di disegni a pagina intera, che sarebbero stati sicuramente graditi.



In conclusione va' sicuramente premiata l'originalità della trama e il giusto equilibrio tra la volontà di divertire e raccontare dell'autrice.
Sicuramente, vista la struttura episodica, dubito in una trama in via di evoluzione, quindi il modo migliore per mantere interessante un'opera come questa riesede nella capacità dell'autrice di creare sempre storie nuove e originali, che non stanchino il lettore.
Un'opera da provare, visto anche il prezzo, soprattutto per gli amanti delle terme e della cultura giapponese.
Un effetto collaterale potrebbe essere la voglia di farsi un bagno caldo.


Ultimissima nota, riportiamo i saluti che Mari Yamazaki ha inviato a filManga Blog e a tutti i suoi utenti e le rinnoviamo i ringraziamenti per la sua disponibilità e cortesia.

"Allora, Salve a tutti, sono Mari Yamazaki, l'autrice del fumetto "Thermae Romae". Sono davvero felice di sapere che questo fumetto verra' pubblicato anche in Italia tra poche settimane. Spero che vi piaccia questa storia un po’ insolita dell’architetto romano e vi possa trasmettere la nostra grande passione per i bagni pubblici. Grazie!"

a presto

domenica 16 ottobre 2011

Sute - Il Figlio degli Spiriti


Ciao a tutti,
oggi parliamo della prima Graphic Novel edita da Gp Pubblishing, scritta e disegnata da Yoshiko Watanabe, collaboratrice di Osamu Tezuka per le serie Kimba, La Principessa Zaffiro e Doraemon. Ha collaborato per numerosi lungometraggi animati, tra cui La Freccia Azzurra, La Gabbianella e il Gatto e Aida degli Alberi.
Recentemente ha vinto il premio Romics nella categoria "Miglior libro di scuola giapponese" per La Storia di Sayo (2008, Kappa Edizioni).
Il volume è un 15X21, 144 pagine in b/n con sovracoperta, al prezzo di 15,00 €; formato ampio e albo molto flessibile permettono di godere al massimo dell'opera.  


Vediamo brevemente la trama: Nel Giappone del VII secolo, caratterizzato dalla presenza di tanti piccoli feudi, vive una famiglia povera e stremata dalla fame, dalla siccità e dalle tasse.
Da qui la decisione di abbandonare il loro figlio più piccolo nella foresta che confina col il villaggio, dimora degli spiriti, dove uno di questi lo troverà e alleverà come se fosse suo figlio.
Il bambino, chiamato Sute dalla sua madre adottiva, crescerà in un mondo idilliaco, ma che presto sarà preda delle brame di potere dei tanti feudatari, pronti a tutto per allargare il loro potere e la loro fede religiosa.


La favola di Sute diventa un palcoscenico ideale, creato ad arte dalla Watanabe, per narrare le vicende che scuotevano la terra del sol levante intorno al VII secolo, con il parallelo avanzamento del buddismo in uno stato da sempre scintoista.
Di fatto le religioni divennero, dopo alcuni tempi, le due facce di una stessa medaglia, unificando credi e credenze, dimostrando la fortissima compatibilità delle due.
In Sute queste vicende, che hanno segnato indelebilmente un periodo molto ampio della storia giapponese, seppur con grande semplicità, riescono a trasmettere quello che probabilmente è stato quel periodo, fatto di un impero frammentato e combattivo, pronto a muovere guerra per qualche terra in più o molto più semplicemente per ottenere con la forza qualcosa che non appartiene di diritto.
Proprio in questa Graphic Novel, la cosa che salta più all'occhio è la grande capacità di Yoshiko Watanabe di essere riuscita a creare un mondo fatto di vicende reali e soprannaturali, immagginando un'ipotetica lotta tra questi due fronti.
L'uomo, visto come crudele e ambizioso, si contrappone a Sute, cresciuto tra gli spiriti e 


Lo stile del manga è assolutamente variopinto, facendo tornare alla mente opere di altri tempi, come quelle di Osamu Tezuka, con cui collaborò in passato, ma anche uno stile narrativo moderno, fatto di dialoghi  e scene ricche di pathos.
In questo senso, la fusione tra antico e moderno, sarà apprezzata sia dai lettori più affezionati allo stile di Tezuka, che ai lettori più giovani.
Potrete ammirare, anche grazie al formato, delle tavole curate nei minimi particolari, gli spiriti dalle forme più disparate e delle scene d'azione crude e fortemente dinamiche.


Un'opera per veri intenditori del fumetto d'autore, che cercano qualcosa che possa raccontare la realtà e immergere in un mondo fantastico, oltre a essere una vera delizia per gli occhi.
Da provare sulla propria pelle.
 

a presto

domenica 9 ottobre 2011

Saru 1


Ciao a tutti,
oggi andiamo a parlare della nuova opera pubblicata in Italia di Daisuke Igarashi (Witches, Spirit in the Sky): Saru.
Edito in Giappone da Shogakukan, nel 2009, sulla rivista Ikki, l'opera è consta di due volumi.
In Italia è pubblicato da J-Pop, in un formato 12X18, 204 pp. in b/n, con sovracoperta al prezzo di 6,00 €.
L'edizione è ottima: sovracoperta con rilievi e copertina interna in nero e oro, di grande effetto. Volume robusto e flessibile con carta davvero poco trasparente.


Veniamo alla trama: in varie epoche, qualcosa di impercettibile lega il destino dell'intero mondo e di molte persone.
Nel presente, ad Angouleme, in Francia, una giovane studentessa giapponese, Nana, e un monaco, Nawan Namgyar, si ritroveranno coinvolti in una vicenda tanto misteriosa quanto pericolosa.
Incotreranno in Pakistan un prete, Candido Amantini, e una bambina orfana, Irene Beart.
Le leggende di Oriente e Occidente, gli intrighi della chiesa e un potere tanto oscuro quanto reale, porteranno i quattro verso un destino comune che potrebbe cambiare l'intero Mondo.


Se andiamo a guardare la biografia di Daisuke Igarashi, noteremo alcune cose: premio eccellenza per Witches, nel 2004, del Japan Media Arts Festival; nel 2005 nominato per Little Forest all' Osamu Tezuka Culture award e per quanto riguarda Saru, è stato nominato per la quarta edizione del Manga Taisho.
Dunque abbiamo a che fare con un'autore molto noto, ma forse un po' sottovalutato, o forse è meglio dire non del tutto celebrato.
Leggendo questa sua ultima opera italiana, ci rendiamo conto della straordinaria capacità narrativa dell'autore, che riesce a creare una trama ricca di riferimenti reali, anche molto diversi tra loro, assolutamente chiara e avvincente.
In Saru infatti si mescolano storie puramente occidentali con i miti orientali, creando una vicenda a metà tra il thriller e il soprannaturale, in grado di stregare il lettore.
Il manga parte fortissimo, trasportandoci in tutto il mondo e in secoli differenti, lasciando intuire particolari e indizi di una trama davvero molto articolata.
Non mancheranno le spiegazioni alle leggende di cui fa molto spesso riferimento il manga, aiutando il lettore a comprendere meglio quali siano state le fonti utilizzate dall'autore.


I pregi compensano i difetti, che se corretti, avrebbero creato una storia davvero di grande qualità.
Essendo un'opera in due volumi, con una trama molto articolata, l'autore è stato costretto a rendere la storia molto rapida, a discapito della caratterizzazione dei personaggi, che ci vengono solo parzialmente presentati e riusciamo a cogliere davvero poco di loro, anche nel proseguo della storia.
Un'opera come questa avrebbe meritato un numero più cospicuo di volumi, tra 6 e 10, di modo tale da poter diluire di più la storia, aumentando così la tensione e caratterizzando meglio i personaggi, così da poter far immedesimare al massimo il lettore nella storia.
Una cosa da sottolineare, su tutte, è l'atmosfera che riesce a genere il manga, nel giro di pochissime tavole: può ricordare le atmosfere di Takahashi.
Le ultime pagine ci fanno presagire un secondo volume ricco d'azione e questo è sicuramente è un punto a favore dell'opera, che se vogliamo, dopo un inizio molto riflessivo, con un volume finale ricco d'azione, potrebbe dimostrarsi davvero completa, dandoci anche modo di apprezzare lo stile dell'autore in situazioni molto diverse tra loro.


Passando alla parte grafica, Igarashi riesce a esprimere uno stile davvero unico, molto personale.
Sia le ambientazioni che i personaggi vengono rappresentati con uno tratto molto "sporco", ricco di linee e tratti che riempiono le tavole.
Molto curati e dettagliati i paesaggi e le città, creando tavole di fortissimo impatto visivo; una pecca, da questo punto di vista, potrebbe essere l'assenza di tavole che occupano pagine intere.
L'espressività dei personaggi è estremamente enigmatica, in perfetto connubio con le atmosfere del manga.
L'autore si mette alla prova, siccome nel corso del manga potrete vedere non solo luoghi molto diversi (compresa l'italia), ma anche epoche diverse, ad esempio la Cina del 1600, apprezzando dunque il suo stile applicato a situazioni e ambientazioni molto differenti tra loro.

In conclusione un numero uno molto avvincente, ricco di tensione e mistero, con una vena di soprannaturale che collega tutti questi elementi.
Leggendo il manga, la trama da la sensazione di essere molto cinematografica.
Sperando in un finale degno del primo volume, un'opera davvero coinvolgente, che vi coinvolgerà grazie alle sue atmosfere e al suo stile narrativo.


a presto

venerdì 7 ottobre 2011

Terranova - 1X01/02 - Genesis


Ciao a tutti,
oggi andiamo a parlare dell'esordio italiano di Terranova, creata da Kelly Marcel e Craig Silverstein (Nikita, Bones); è l'ennesima serie tv che produce tra gli altri Steven Spielberg.
Nel cast citiamo Jason O'Mara (Resident Evil: Extinction), Stephen Lang (Avatar) e Christine Adams (Tron: Legacy).  
La prima stagione sarà di 13 episodi in onda, in Italia, su Sky al canale 111 (FOX) ogni martedì alle 21:00.



Veniamo alla trama: nell'anno 2149 la vita sul Pianeta Terra è ormai definitivamente compromessa: spesse nubi nascondono il cielo, l'aria è in parte tossica e l'ambiente che circonda le futuristiche città è desertico; a tutte queste difficoltà si aggiunge anche la sovrapopolazione mondiale, che costringe le famiglie, per legge, ad avere al massimo due figli.
Come unica salvezza, un gruppo di scienziati riesce a scoprire una spaccatura nello spazio-tempo, in grado di trasportare chiunque indietro di 85 milioni di anni (circa il cretacico superiore), ma in un'altra linea temporale, che dunque non può causare paradossi futuri: questo luogo è chiamato Terranova.
Ogni pellegrinaggio coinvolge persone scelte o con una lotteria o se utili a Terranova.
La famiglia Shannon, il padre Jim e la madre Elisabeth, vive in clandestinità, siccome oltre i figli Josh, un ragazzo molto ribelle, e Maddy, una ragazza molto intelligente, c'è anche Zoe, la più piccola.
Dopo una serie di problemi, causati dalle leggi contro la sovrapopolazione, la famiglia riuscirà a partire per Terranova, dove potrà iniziare una nuova vita in un luogo primordiale tanto bello quanto misterioso.



Questo primo episodio di due ore, ha evidenziato una certa tendenza, da parte di chi crea la storia e ci mette i soldi, a evitare a ogni costo l'originalità: le cose che sanno di "già visto" non si limitano soltanto all'ambientazione del mondo nel 2149, alla Blade Runner, o ai dinosauri made in Spielberg, ma anche in piccoli richiami o situazioni (Non voglio accennare a troppe cose, ma chi ha visto  Avatar sa di cose parlo).
Forse non tutti ricorderanno il telefilm Earth 2, in onda su Rai 2 negli anni '90: la trama è sostanzialmemte analoga a quella di Terranova, forse migliore.
Dunque, questa serie, per ora, non può essere citata per la sua originalità, ma sicuramente tre punti sono a suo favore: gli effeti speciali, l'ambientazione e il possibile sviluppo della trama.
Girato in Australia, per scelta dello stesso Spielberg, nel Queensland, è stato riprdotto un piccolo villaggio, circondato da una meravigliosa vegetazione, che richiama fortemente a un mondo primordiale, privo di insediamenti o civilizzazione; da questo punto di vista la location è molto affascinante e dona anche un certo mistero alla giungla che circonda il villaggio.
Gli effetti speciali, dal tunnel spazio-temporale fino ai mostruosi dinosauri, sono molto curati; forse è proprio questo a rendere molto interessante Terranova: è un telefilm molto cinematografico, sia per i soldi spesi (tra i 10 e i 20 milioni di dollari solo per il primo episodio), che per lo sforzo produttivo e post produttivo.
Per ultimo, la trama, seppur banale e a metà tra Stargate e altri film già citati, cerca sin da subito di coinvolgere lo spettatore, con numerosi misteri celati in questo luogo e con le diatribe tra gli abitanti di Terranova e alcuni dissidenti che vivono nella giungla.
Vi è inoltre la variabile dei dinosauri, alcuni dei quali molto feroci.
In questo senso la trama può evolvere molto positivamente, ma anche cadere nella più completa banalità.


Gli ascolti italiani, complice anche una campagna pubblicitaria estremamente potetente (sfido, se vivevete in una città abbastanza grande, di non aver visto cartelloni pubblicitari del telefilm) sono stati ottimo: Terranova è diventato il telefilm più visto su Sky con 627.252 spettatori medi, con 1.145.173 spettatori unici (fonti tvblog).
Non è stato lo stesso negli USA, con appena 9 milioni di spettatori (calcolate che in quella settimana il più visto è stato Due uomini e mezzo, alla nona stagione, con 20 milioni di spettatori).
Queste cifre avranno fatto sobbalzare i boss della FOX.


In conclusione, come spesso capita di dire per le nuove produzioni, la serie è in bilico tra il capolavoro e la cavolata: spetta a chi inventa e produce l'opera, di capire che non serve poi molto prendere qua e la da film o serie di successo per creare un qualcosa che possa con certezza piacere al pubblico.
Tanto vale allora spedere molto meno e creare qualcosa di originale.





a presto

domenica 2 ottobre 2011

Le Recensioni Numeriche: Limit 2


Ciao a tutti,
con molta felicità vi parlo del secondo volume di Limit, di Keiko Suenobu, edito in Italia per Planet Manga.


Il gruppo di ragazze, dopo le prime pagine ricche di tensione, riesce a trovare un certo equilibrio, anche grazie all'aiuto di Kamiya, che con la sua grande capacità di adattamento, sprona le altre a non arrendersi e a cercare di fare di tutto per sopravvivere, piuttosto che sprecare tempo e energie in inutili discussioni.
Questo momento non durerà molto, perché se Konno e Haru tornano a essere amiche, Usui, prenda della paura e del dolore, perde la sua razionalità e decide di scappare.
La conseguenza è che nel gruppo riemergono i dubbi e le incertezze verso le proprie compagne, in una situazione sempre più mutevole e mai certa.
In tutto questo, nella nebbia, si cela un'ombra che si aggira intorno al campo delle sopravvissute della sezione 4.


Questo secondo volume di Limit è qualitativamente superiore, perché se nel primo è forte la componente emotiva data dalla tensione, forse anche troppo estremizzata per certi versi, in questo secondo volume sarà forse più intensa e reale.
Proprio come nella vita reale, basta pochissimo per mutare le proprie opinioni su chi ci circonda: infatti la vicenda di Usui, porterà Konno a cambiare diamentralmente opinione nei confronti di Kamiya, che per tutto il volume era diventata un punto di riferimento per la giovane studentessa.
L'autrice in questa maniera riesce non solo a rendere molto reali i propri personaggi, ma anche a trasmetterci la forte imprevidibilità della storia: basta pochissimo per mutare ogni rapporto, anche quello più consolidato.
Le parole di Kamiya sono lo specchio di questa situazione "Non sono in grado di immaginare le mie reazioni in una situazione ipotetica".


Molto interessante l'approfondimento fatto dall'utrice prima su Kamiya e poi su Usui, aiutando il lettore non solo a capire meglio i personaggi, ma anche le loro reazioni: se la prima, forte dell'esperienza con il nonno e di un carattere da leader, cerca di pensare solo a salvarsi, la seconda, vissuta sempre nella tranquillità e lasciando decidere gli altri, si ritrova sola senza un vero punto di riferimento e proprio questo la costringerà a preferire la solitudine, piuttosto che vivere col dubbio di chi la circonda.
Si mantiene molto intrigante la componente misteriosa del manga, con la scena finale che apre non solo a nuovi risvolti, ma anche, come sottolineato prima, a quell'imprevidibilità tipica della storia.
Come detto nella prima recensione, questo manga è uno Shojo e si mantiene tale con la narrazione dei rapporti tra le sopravvissute: partendo da situazioni all'estremo, la Suenobu, attraverso i pensieri di Konno, sviluppa tutti gli aspetti dell'amicizia, con tutti i suoi pregiudizi e false consapevolezze.
La scenario in cui si trovano le ragazze è l'ideale per poterci raccontare queste situazioni: tutti i filtri che si hanno nella vita di tutti i giorni, nei confronti di amici e conoscenti, vengono abbandonati per far posto ai veri sentimenti delle protagoniste.
Non è detto che siano per forza di carattere negativo: guardando una situazione o una persona da un'altra prospettiva, si possono scopreire realtà prima invisibili. 


Giusto per non parlare delle cose positive, strano come l'impiegato della ditta delle corriere non abbia visto il luogo dell'incidente; ma sono pignolerie.
In ogni caso, volume molto bello, come detto, forse migliore del primo: avventura, sentimento, tensione e tanta carne al fuoco.
Ottimo manga.

a presto

lunedì 26 settembre 2011

Le Recensioni Numeriche: Spider-Man 565

a cura di Alessandro Mazza


VOLUMI ORIGINALI CONTENUTI:
  Big time  da The Amazing Spider-Man 648
    Kill to be you da The Amazing Spider-Man 649


Numero molto importante, per quanto concerne il nostro ragnetto: inizia un nuovo ciclo di storie che promettono scintille.
Ma andiamo con ordine: la recente gestione della testata ci ha regalato alcune storie e picchi molto alti, ma in generale non ha stupito più di tanto, osando poco e risultando troppo frammentaria a causa dell'alternarsi di troppi team creativi.
I “ragno scrittori” si “scambiavano” ogni volta dopo una manciata di storie (anche se in teoria esisteva un certo coordinamento tra di loro) e quindi nonostante le capacità di Mark Waid (già autore di serie come Flash e Capitan America), Dan Slott (She-Hulk), Bob Gale (a cui dobbiamo in coppia con Robert Zemeckis la sceneggiatura di Ritorno al Futuro), Zeb Wells (New Mutants), Marc Guggenheim (Wolverine, ma anche sceneggiature per telefilm come CSI Miami, Law e Order ed Eli Stone) e Joe Kelly (Devil e Deadpool) il lavoro nel complesso risultava deludente e poco accattivante.
Ora invece, la Marvel, si decide a puntare forte su Dan Slott (sarà sostituito solo  in alcuni numeri da Fred Van Lente, in modo da dargli il tempo di realizzare al meglio le proprie storie), in questa occasione accompagnato alle matite dal talentuoso Humberto Ramos.
Se in precedenza la priorità era di ricoferire credibilità a un personaggio sfruttato malissimo, nel recente passato, ora ricreandogli attorno un cast di comprimari decente (in questo numero è impressionante il numero di personaggi che si alternano nelle vignette), riportandolo ad atmosfere più consone e aggiornando la galleria dei nemici ,ora forse si è finalmente deciso di fare sul serio.


Salta subito all'occhio, che se in precedenza l'uomo ragno sembrava vivere in un suo micro universo, ora è fortemente inserito nella continuity Marvel e i riferimenti agli avvenimenti accaduti nelle altre testate non mancano.
Quindi non sorprendetevi se Peter Parker citerà Kang (da lui combattuto in Iron Man e i Vendicatori 36\40) o il formaggio Kevin ( L'uomo ragno 316,319,349).
I riferimenti strizzeranno l'occhio sia ai veterani (John Jameson pilota di Steve Rogers, Marvel Extra 10 del 1995), sia  ai neofiti (Pantera nera che rende inerte il vibranio nella saga Doomwar presentata su Fantastici Quattro 318).
Se questo può spaventare i lettori occasionali, è inevitabile sottolineare i vantaggi che questa "politica" porta: rafforza lo status del personaggio, apre sbocchi narrativi interessanti, potendo utilizzare spunti nati o accennati in altre storie, senza che sembrino presi forzatamente da qualcosa di esterno a quello a cui si era abituati a leggere.
Inoltre, nell'edizione italiana, le eventuali note fugano ogni eventuale dubbio che può assalire il lettore.


Naturalmente a livello di storia è tutto molto introduttivo, ma i dialoghi sono ficcanti e divertenti e le situazioni intriganti; il personaggio di Peter evolve intelligentemente nel passare delle pagine e le situazioni e gli attori coinvolti promettono davvero molto.
Raccontare una vera propria trama risulta difficile, essendo quasi una carrellata che ridefinisce rapporti e situazioni sospese di tanti personaggi (tra cui alcuni che non si vedevano da un po').
Comunque proviamoci lo stesso: Spidey si ritrova ad affrontare Octopus assieme ai suoi compagni Vendicatori, ma la minaccia non è solo quella che si intravede in superficie...
Invece a livello privato dopo essere rimasto senza lavoro, senza soldi e senza casa, finalmente assistiamo a una svolta positiva che sembra portare finalmente alla tranquillità il nostro eroe; ma la “tipica fortuna dei Parker” non si farà attendere e quando anche Kingping ci si mette in mezzo per riaffermare il suo ruolo di zar del crimine, allora non possiamo che aspettarci guai all'orizzonte.


A livello visivo colpisce il nuovo design di Hobgoblin (vedasi copertina) e quindi ci siamo messi in contatto con il disegnatore, Humberto Ramos, per chiedergli quale sia stata la sua ispirazione o se avesse voluto omaggiare qualcosa nella sua rivisitazione del personaggio:

I've always think of goblins as badasses creatures. warriors, and in the particular case of the hobgoblin he also looks like a demon. and to me is also the refence of the dark ages, where all these creatures became legends

Ho sempre pensato i goblin come a creature estremamente malvagie,guerrieri e nel caso particolare di hobgoblin che esso apparisse come un demone. E per me è anche il riferimento dei anni/secoli bui, in cui queste creature divennero leggende.

Diciamo che se il buongiorno si vede dal mattino, siamo davanti a un numero di Spider-Man molto solido, che può rilanciare la voglia e la speranza dei lettori che ultimamente (tranne che in singole occasioni) poche volte hanno ricevuto soddisfazioni da questa testata.
Consiglio questo numero a coloro che in passato hanno mollato le avventure dell'uomo ragno e anche a chi magari non le ha mai lette: superato l'ovvio smarrimento iniziale, potreste godervi il vero rilancio di un eroe che sa conquistare la simpatia e il cuore dei suoi fans.


a presto